VIE OSCURE
Alcune riflessioni verbali e visive sulla materia dell’esistere. Un progetto artistico che si articola su quattro “Vie” ed un Post Scriptum.
“SOTTO TERRA – DENTRO IL CORPO”
Sono le “Vie oscure” di Acqua, che rappresento attraverso alcune immagini fotografiche di tombini. Tombini che immagino come porte che si possono aprire o chiudere su bui percorsi sotterranei, formati da canali e tubazioni, nello scorrimento dei quali, in questo contesto, per esigenze di un mio gioco creativo, prevalgono gli elementi liquidi. Tali percorsi, immersi nell’oscurità, possono stimolare la nostra immaginazione nella direzione di una più intensa percezione dei lati, appunto, oscuri del nostro essere. Penso, come esempio di aperture verso il sotterraneo, ad antiche, e forse ancora attuali, credenze sull’esistenza di entrate che conducono a terribili Inferni celati sotto terra, o, più banalmente, ad alcune leggende metropolitane che parlano della presenza nelle fognature di pericolosi e famelici animali dai denti aguzzi, che ben si possono ricondurre a certe nostre paure. Paure che non sempre appartengono al buio in sé, ma che del buio aumentano l’intensità.
La mia “Scrittura” immaginaria, che affianco ai tombini, sempre con la funzione d’una visione dentro, ha il compito di evidenziare gli elementi, celati dalla terra, che costituiscono le “Vie”, che dai tombini si diramano, e ciò che in esse transita.
“OLTRE LE STELLE – FUORI DEL CORPO”
Sono le “Vie oscure” di Fuoco, che rappresento con le ottantotto Costellazioni ufficiali, con le quali tratto simbolicamente dell’Universo che ci avvolge all’infinito e dei riverberi emozionali che questa consapevolezza determina nella nostra mente creando pensiero. Pensiero che è giunto a sviluppare l’idea di una possibile lettura, attraverso le stelle ed i pianeti, di presunti messaggi su ciò che sta diventando destino.
Ho dipinto le Costellazioni immaginandole sospese e divise su uno scuro fondo cosmico, sostenute e segnalate dal mio alfabeto immaginario, con l’intento di sfiorare i misteri dell’Infinito, composto da chissà quanti infiniti, sottolineandone, ad esempio, gli strappi spazio temporali, come immagine della complessità divisa dell’esistere, del nostro vivere, attimo dopo attimo, un percorso che non sempre percepiamo come un insieme continuo e regolare, soprattutto per ciò che riguarda il tempo.
Un primo lavoro l’ho eseguito su ottantotto tavole di legno, di forma quadrata (ogni lato misura 20 cm.), su ognuna delle quali ho dipinto una differente Costellazione inglobata in un segno altrettanto specifico, tratto dalla mia “Scrittura”. Questo primo lavoro ha rafforzato in me l’esigenza di ragionare sugli insiemi e sulle strutture, sul significato, cioè, delle possibili divisioni ed unioni, di elementi in genere, determinate da cause naturali o artificiali sia meccaniche che psichiche. Ho limitato, in questo contesto, l’analisi e la conseguente esecuzione di opere, alle Costellazioni, considerando anche il fatto che ognuna di esse è già un insieme, elaborando immagini in cui più Costellazioni vengono inserite nello spazio unico di una tela ed estrapolando ad una ad una le dodici Costellazioni Astrologiche che ho poi unito in un unico contesto. Tavole divise ed unica tela dovrebbero maggiormente sottolineare la realtà del Vuoto come puro pensiero, contraddittoriamente, non esprimibile.
(Un ringraziamento speciale a Maurizio Colombo per l’apporto d’idea sulle 88 Costellazioni).
“ASPETTANDO DIO – DENTRO E FUORI DEL CORPO”
Sono le “Vie oscure” di Aria, immateriali, della psiche e dello spirituale. Sono quadri in cui rivisito artisticamente l’Adamo di Michelangelo, dipingendolo con la sua mano quasi tesa, in attesa di quella di Dio, Dio che non compare. Utilizzo la figura di Adamo, in qualità di mito dell’Inizio del genere umano, per tentare di comprendere la consistenza ed il peso della materia inafferrabile nel suo insieme, ed in particolare di quella che forma il pensiero dell’uomo, quindi l’uomo stesso ed il suo agire, immersa, o essa stessa causa, dello scorrere del tempo. La carnosità di Adamo, dipinta da Michelangelo, diventa provocatoriamente stimolante messa a confronto con la materia inafferrabile, in una alternanza di espressione della, cosiddetta, pura essenza e della materialità, che alla fine ci e si confondono.
Anche queste opere sono sottolineate, nel loro percorso, dalla mia incomprensibile “Scrittura” che uso come traslato della nostra difficoltà, e spesso incapacità, di comprendere l’essenza dell’esistenza.
“CARNE E SANGUE – IL CORPO”
Sono le “Vie Oscure” di Terra, della materia vivente più evidentemente solida. In questo contesto limiterò la mia riflessione alla materia, che compone il corpo umano, che è, per il nostro essere (e non solo il nostro), uno specifico, necessario e irrinunciabile, punto di riferimento; un essere che rimane, paradossalmente, nella nostra dimensione, solo concettuale a causa del suo costante divenire, assoggettato come è al Tempo. Ed è questa la principale ragione che mi ha condotto, qui, alla scelta, ancora apparentemente contraddittoria, dopo la carnosità dell’Adamo di Michelangelo in “Aspettando Dio”, psiche e spiritualità, dell’inserimento, più concettuale, di alcuni risultati di analisi del sangue e di altri componenti del corpo umano, escludendo, proprio in questa “Via” carnosa, l’immagine più propriamente fisica del corpo analizzato.
La contraddizione, ripeto, è solo apparente in quanto è proprio nel divenire che la mente, corpo sottile, attraverso un processo di feedback, concretizza l’idea del corpo fisico pesante che la contiene (?) in una costante e reciproca sudditanza.
I quattro elementi, Acqua, Fuoco, Aria, Terra, acquisiscono, in queste quattro “Vie”, la funzione di simbolico filo conduttore atto a ricucire, filosoficamente e psicologicamente, gli strappi avvenuti tra noi ed i molti tempi passati.
“POST SCRIPTUM – EPITAFFI”
C’è un’ultima “Via Oscura”, quella della Morte, dove la “materia”, privata del pensiero, viene de-scritta con parole che non le appartengono più. Questa ci appare inevitabilmente come la “Via” più oscura, in quanto non esiste alcuna documentazione scientifica che ci illumini su un possibile percorso post mortem dei nostri Io.
Gli “Epitaffi” sono formati dalle parole di coloro che rimangono ancora un po’ e che a loro offrono un senso di vita che la morte di quelli de-scritti tenderebbe ad erodere. Forse è per questo estremo ed umano tentativo vitalizzante che, spesso, gli “Epitaffi” raggiungono un meraviglioso effetto kitsch.
La mia “Scrittura” avvolge e penetra le immagini degli “Epitaffi” nel tentativo di illuminarne “altri” percorsi visivi, inseriti in questo o altri tempi, non de-scrivibili verbalmente; ogni suo segno diventa il contenitore, l’urna, della carne trasformata in polvere e ne riverbera le ombre fluttuanti in possibili e consolatori Universi paralleli.
In realtà queste quattro “Vie” più una, riguardano lo stesso luogo ed lo stesso tempo. Tra loro si avvolgono e svolgono lo stesso tema. Aria, Acqua, Terra e Fuoco appartengono, in forma simbolica, alle Costellazioni astrologiche ed anche, materialmente, alle Costellazioni esistenti nel cosmo.
Tubazioni e canali formano grafici simili a quelli formati, nel nostro immaginifico, dalle stelle; così il pensiero ed altre forme di energia, che percorrendo i canali neuronali e le altre vie del corpo seguono altri numerosi tracciati. Anche la luce ed il buio, che nel nostro cervello diventano pensiero, creano percorsi sia in cielo che in terra.
La luce, che percorre nel cosmo miliardi e miliardi di chilometri senza scalfire il buio netto che la circonda (buio che si riavvolge su se stesso dopo che la luce è passata), si perde nell’infinito, se non raggiunge un luogo che la accolga, come il pensiero che alla fine, privato del suo fine, diventa (segno) privo di significato.
La luce stimola i nostri occhi e accende un percorso di cui noi umani abbiamo poca esperienza e, similmente, poco conosciamo dei tragitti che, partendo dai tombini, si diramano sotto terra. Per non parlare della consapevolezza che possediamo del cammino compiuto dai nostri pensieri!
I tombini ingoiano acqua e liquami, ma anche aria, gas e vari tipi di materia, organica ed inorganica ed anche la luce, come fanno i buchi neri dell’Universo. Così avviene per il pensiero nei buchi neri della nostra mente.
Le divisioni, i raggruppamenti, le schematizzazioni, sono, spesso, frutto di un nostro sentire umorale e di una nostra esigenza di comprensione, di controllo e di dominio razionale e fisico del fluire della materia intorno e dentro noi e gli epitaffi sono, forse, il più strenuo tentativo umano di controllo e di trattenimento.
Le “Vie oscure” ingoiano il Tempo, che si nutre di tutto, di ruggine, di terra, di stelle e di luce, diventando “Via oscura” lui stesso.
I tombini possono, però, riaprirsi alla luce, come con la fede l’anima, sempre che non ceda ad integralismi ricadendo nel buio; così l’intelletto con la sapienza, se non si perde nel proprio Ego o in una cieca scientificità; come le stelle che, osservate dalla Terra, si illuminano quando tutte le altre luci si affievoliscono o, meglio ancora, si spengono del tutto.
Anche l’inconscio qua e là erutta un magma luminoso, anche se non sempre piacevole.
Inevitabilmente ogni luce che spezza il buio, crea nuove ombre, nuovi lati bui, ed è probabile che tutto ciò avrà fine solo quando andremo oltre o nell’Oltre, diventando noi stessi un “Epitaffio”.
Ho visualizzato i collegamenti, di queste “Vie oscure”, schematizzati in linee e grafici, che poi ho tradotto artisticamente nella “Scrittura” da me inventata, formata da simboli privi di significato verbale, ma colma di segni che appartengono alla nostra percezione più profonda e primitiva.
In questo modo percorro, ironicamente, una “Via” che è all’opposto di una “Via iniziatica”: invece di giungere, dopo un lungo percorso di apprendimento, alla Conoscenza per poi nasconderla dentro una scrittura criptica, ho inventato e uso una scrittura, per così dire, criptica, nella speranza di giungere, prima o poi, alla Conoscenza. Si può anche affermare che gli Iniziati percorrono una “Via luminosa” rendendola oscura per coloro che iniziati non sono, mentre io percorro una “Via oscura”, da cui tutti possono trarre qualche luminosità, in quanto straordinariamente adattabile all’essere di ognuno. Potremmo definire questo mio operare così: una Via democratica e contemporanea alla conoscenza!
Gianni Maria Tessari